La Storia di Gino e delle sue barche

Gino-DEste-a-timone-del-PAOLA

La Storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare” dicono le parole di una nota canzone, ascoltando Pino che ci narra la storia del Cantiere Navale Gino D’Este, prendiamo coscienza di quanto la vita di ognuno di noi disegni la vita di un intero Paese che ha legato da sempre la sua esistenza alla produzione della bellezza grazie ai suoi artigiani-artisti.

In queste pagine ci muoveremo orientativamente in un periodo storico tra il 1940 ed il 1990, cercando di ricostruire la storia di Gino D’Este e del suo Cantiere Navale.

Il padre Attilio, ebanista eccellente, trasmette le sue competenze e l’attaccamento al suo lavoro alla famiglia, che riconosce in lui l’uomo di capacità e ingegno, di cui pertanto vanno seguite le orme. Abile nella costruzione degli attrezzi da lavoro: pialle, banchi,  macchinari , tutto ciò che serve alla lavorazione del legno. Ogni cosa è perfettamente costruita e pensata  per lo specifico lavoro che dovrà esser svolto.

Correva circa l’anno 1916: nasce a Venezia Gino D’Este

Sin da bambino ha una grande passione: quella per le barche, che all’età di 14 anni lo spingerà a realizzare nella cantina di casa un Dinghy (piccola barca in fasciame a clinker). In seguito,  frequenta l’istituto nautico, e presto diventa Maestro d’ascia.

Nel periodo antecedente la seconda guerra mondiale, Gino lavora nella cantieristica navale, maturando una grande esperienza.

Viene richiamato alle armi dove presta servizio per 7 anni; in questo periodo lavora presso il cantiere Celli di Venezia, specializzato nella costruzione di MAS, dragamine, motosiluranti e imbarcazioni per la Marina.

Nel dopoguerra grazie all’apporto del padre Attilio, con il concorso del fratello Guido e del nipote Elio, cresciuti con lui in cantiere e ormai divenuti ottimi carpentieri, Gino può proseguire la sua attività in proprio. Facendo tesoro delle esperienze avute , realizza  imbarcazioni per il trasporto in laguna e per diporto: Star, Passere costiere, Dinghy e derive venete.

Correva circa l’anno 1945: i grandi progettisti collaborano con il cantiere

MARISETTA

Dalla matita dell’Architetto Artù Chiggiato di Venezia nascono disegni di imbarcazione che Gino realizzerà, qui trova esempio l’unione tra l’ingegno del progettista e la capacità artistica dell’abile artigiano: del Maestro d’ascia!

Oltre alla prolifica collaborazione con l’architetto Artù Chiggiato, anche altri saranno gli architetti di indiscutibile valore e fama che vedranno realizzate le loro opere dalle abilità artigiane di Gino, noi ne ricordiamo alcuni come: Arthur C. Robb e Laurent Giles.

Il Cantiere di Riva San Giuseppe sarà il luogo ove i progetti delle imbarcazioni troveranno il loro compimento.

Ad avvalersi delle capacità di Gino,  non è solo  il Cantiere di Riva San Giuseppe, egli gestisce i lavori in almeno altri due cantieri ( ”squeri” in dialetto veneto), in località Quintavalle e in Campo Ruga; in uno di questi eseguirà importanti lavori di restauro e trasformazione della storica imbarcazione Marisetta (ex DUX) della Compagnia della Vela di Venezia.

Correva circa l’anno 1951: Il primo catamarano d’Europa prende vita

Gino costruisce il primo catamarano d’Europa, lungo 12 metri in fasciame incrociato, su progetto Hawaiano modello Manu Kai. Il catamarano fu commissionato da CIGA Hotel, con il nome di Gialdi Giao.

Negli anni a seguire tante  saranno le imbarcazioni a vela realizzate, ne nomineremo alcune: il Mila, il Paola, il Susanna I, Famalù, Marina, San Marco, Susetta.

Oltre alle imbarcazioni a vela, Gino realizzò anche imbarcazioni a motore di diverso tipo, delle quali purtroppo non abbiamo adeguata documentazione.

Correva circa l’anno 1957: Gino comincia la sua esperienza “romana”

Gino annovera tra i suoi clienti importanti armatori romani, decide quindi di trasferire il cantiere e proseguire il suo lavoro a Fiumicino nelle vicinanze di Roma.

Diviene socio di una società, di cui non faremo il nome, dove ricopre la figura di direttore di cantiere ma presto divergenze con la dirigenza lo portano in un periodo cupo e di grande riflessione; quindi, con il cuore pieno di tristezza decide per la definitiva rottura con la società. Consapevole che molte speranze non potevano essere gettate al vento, ben presto l’ambizione e la voglia di non demordere  si manifestano in lui ancora più forti e lo portano in tempi brevissimi a ricostruire ed organizzare la sua attività in proprio; riesce ad ottenere una concessione demaniale sulla Darsena di Fiumicino.

Correva circa l’anno 1959: nasce il Cantiere Navale Gino D’Este a Fiumicino

il cantiere 1959In questo periodo Gino inizia la formazione del giovane figlio Pino, introducendolo al lavoro di cantiere. Pino dimostra abilità e passione,  frequenta il Cantiere assiduamente ed anch’egli, ben presto, consegue la patente di Maestro d’Ascia; diviene così un’ importante risorsa che affiancherà il padre per tutto il periodo di produzione.

Gli anni Sessanta furono il periodo di maggior splendore per il cantiere, per  capacità produttiva e qualitativa, che lo farà proseguire nel suo lungo e prolifico viaggio nella costruzione di favolose imbarcazioni come: il Raggio Verde, Madifra il Sida, Bella II, Mirella e molte altre  illustrate nelle pagine del sito.

Correva circa l’anno 1978: Pino assume la direzione del cantiere

GINO-PINO-DESTE-1977Il banco di prova che porterà Pino ad assumere l’importante incarico, grazie anche al supporto dell’esperienza paterna, fu la realizzazione del Suhail nel 1977, un ketch di 22 metri e 40 progettato da Van De Stadt.

All’inizio degli anni ottanta, la crisi economica porta il cantiere ad un rallentamento dell’attività di costruzione ed ad una maggiore concentrazione sull’attività di restauro e manutenzione, attività che il cantiere non ha mai trascurato peraltro, nemmeno nei migliori anni.

Nella sua storia, infatti, il Cantiere vanta molti lavori di trasformazione e restauro di imbarcazioni come: il Red Pirate, il Silvia, il Caroline, il North Fiord, il Nesaea, il Saudade, il Nicolette e tante altre.

Nel 1984 inaspettatamente Gino viene a mancare, Pino si troverà ad assumere “in solitario” la direzione, che permetterà al cantiere di mantenere nel tempo quel prestigio ereditato: dovrà rivoluzionare l’assetto del cantiere!

Il cantiere verrà pavimentato, sarà dotato di nuove attrezzature e nuove tecnologie, volte alla manutenzione di imbarcazioni anche in vetroresina, che in questo momento conquistano il mercato della nautica.

Nelle sue attività accoglie anche assistenza e supporto ad imbarcazioni di importanti cantieri della nautica italiana, come Del Pardo e Comar. Questa inusuale attività consentirà a lui e al suo “ equipaggio”, di poter lavorare acquistando una  più alta professionalità  su nuove e moderne imbarcazioni sia da crociera che da regata.

Nuovi armatori si affacciano al cantiere con le loro moderne imbarcazioni per lavori di messa a punto, manutenzione ed ottimizzazione; il mondo dei materiali compositi, delle regate e la collaborazione con professionisti fanno si che al  Cantiere approdino famose barche della neonata classe IOR.

Ma questi sono anche gli anni in cui i grandi armatori orientano le loro scelte su barche di altro tipo. Le poche commesse per barche di legno, i costi di realizzazione diventati esorbitanti,  la difficoltà di reperire maestranze specializzate e materiali di qualità, portano Pino a riflettere sul futuro del Cantiere. Nonostante la forte passione per il legno e la nostalgia della costruzione tradizionale, prende forma l’idea di terminare l’attività; tanti i ripensamenti, ma alla fine la decisione è presa ed è categorica !

Correva l’anno 1990: il Cantiere Navale Gino D’Este cessa la sua attività

Il Cantiere cessa la sua attività alla metà del 1990 ma questo non significa per Pino la fine del sogno, della sua grande passione. “Se costruisci barche, se sei un marinaio, allora il mare è il tuo posto !” E’ per questo, che ancora oggi Pino vive al mare, vicino al suo vecchio Cantiere e va alla ricerca delle sue barche d’epoca. Vuole raccontare la sua storia, nulla del suo passato dovrà esser perso affinchè ne rimanga traccia nel tempo.